Eroe del suo tempo, controverso e carismatico, reso leggenda dallo scorrere del tempo e della Storia, Walesa è un personaggio cinematografico a tutti gli effetti e Andrezej Wajda è il regista obbligato della sua parabola, non solo per la sua rappresentatività rispetto alla cinematografia polacca, ma perché il tassello Walesa era naturalmente la parte mancante di un puzzle di più di cinquanta opere in sessant'anni spese ad interrogarsi sulla storia del suo paese, sui riflessi europei di questa storia e sulla dialettica tra il destino individuale e le richieste di una nazione. Tant'è che Walesa. Uomo della speranza si costruisce, narrativamente e figurativamente, esattamente su questo rapporto difficile e speciale tra il singolo e il collettivo ("Noi, il Popolo.." sono le ultime parole del film pronunciate dal suo protagonista).
L'ammirazione del regista è trasparente, ma a portare il film su un altro piano qualitativo rispetto ad un buon ritratto televisivo è la prova dei due attori protagonisti (Wieckiewicz e la Grochowska) e più che mai la sobrietà del narrato, specchio di una capacità di coniugare fatti ed emozioni senza dover ricorrere alla consuetudine facile e spesso ricattatoria della dramedy.