Al di là del personaggio interpretato da Fred Murray Abraham - una specie di alter ego di Dante che sta al di sopra del Tempo - cui è affidata la coda e pochi altri minuti, a mancare realmente è la cristallizzazione di quell'anima arcana fatta intravedere nell'incipit e poi come dimenticata o frettolosamente risolta con il dettaglio di due occhi illuminati.
"O voi ch'avete li 'ntelletti sani/ mirate la dottrina che s'asconde/ sotto 'l velame de li versi strani" (Inferno IX, 61-63): sulle tracce di René Guénon che, in "L'esoterismo di Dante" (1929), parte dalla terzina citata per svelare l'esistenza di un messaggio dottrinale nascosto nel poema, il regista torinese ha cercato di comunicare la sua visione di una materia senza confini certi così come la sua passione per l'aspetto magico della vita in tutte le sue sfaccettature, licenziando tuttavia un lavoro, a prima vista, incompiuto. Non per quella doppiezza di cui si parlava, ma per una più generale sensazione di incertezza, come se non si fosse trovato il sentiero per la "diritta via". Comunque consigliabile a chi è completamente a digiuno del lato esoterico di Alighieri.