Per loro è l'inizio della fine: il proprietario è il camionista sadico Rusty Nail.
C'era una volta Radio Killer e sono trascorsi otto anni perché il sadico camionista tornasse a colpire. Lo può fare oggi con maggiore truculenza perché ha Saw alle sue spalle e Duel sempre più lontano in un mondo in cui la memoria (anche quella cinematografica) si dissolve rapidamente. Ecco quindi che il 'bestione' che divora la strada occultando dietro il parabrezza l'identità di chi lo guida non ha bisogno di puntare sulla tensione dell'horror classico e sulle dinamiche del cinema con serial killer in azione. Gli è sufficiente inanellare torture 'originali' (a partire dalla sequenza che fa da prologo all'intera vicenda) per tenere il pubblico incollato alla poltrona. La domanda che viene innescata non è 'cosa accadrà ora' ma piuttosto 'quale altro supplizio attende il malcapitato di turno'. Morneau è abbonato ai sequel e non gli va perdonato di aver tentato (inevitabilmente fallendo) di dare un seguito a un film cult come The Hitcher. In questo caso, partendo da un modello più basso dimostra di saper gestire la materia non sfuggendo però (ahimè) all'annuncio di un numero 3.