Monopoli, nel bel mezzo della crisi economica attuale. La fattoria di ceramiche che dava lavoro a molti degli abitanti ha chiuso lasciando una scia di cassaintegrati e un coro di proteste da parte del sindacato locale. Anche la merceria di Vincenzo e Matilde, dove lavora Teresa il cui marito è un ex operaio specializzato ora disoccupato, accusa la crisi, e i coniugi si trovano in difficoltà, al punto da dover mandare a casa Teresa.
L'arrivo di Giuliana detta Mimì La Petite, sedicente "regina del burlesque", scuote l'impasse della cittadina e fornisce un'inattesa occasione di impiego a Matilde e Teresa, cui si unisce la sensuale cameriera Viola. Attraverso l'arte del burlesque, "che non è uno spogliarello, ma una suggestione", le quattro donne cercano un riscatto non solo economico. Ma Monopoli potrebbe non essere pronta ad accettare la loro trasformazione e a capire la sottile differenza "fra soubrette e mignotta". Manuela Tempesta si cimenta con un genere che sta avendo un certo rilievo in Italia, ovvero la commedia della crisi, e lo fa imprimendo un taglio fortemente femminile alla storia, scritta insieme a Michela Andreozzi, che nel film ha il ruolo di Teresa. Ma rimane a metà del guado, e invece di suggerire un percorso di emancipazione, non solo professionale, crea per i suoi personaggi archi narrativi che oscillano fra l'autoaffermazione e l'impulso a ritornare sui propri passi.
Le caratterizzazioni sono al di sopra delle righe, soprattutto quella di Laura Chiatti nei panni di un'imbranata goffa e occhialuta, e il tono realistico dettato dal tema della crisi viene vanificato dall'artificiosità dell'insieme. Le scene più riuscite, infatti, sono le performance di burlesque, che azzeccano il tono a metà fra la seduzione e il ridicolo, essenza tragicomica del burlesque. Anche l'interessante linea narrativa secondo cui gli uomini perdono lavoro e speranza mentre le donne si rimboccano le maniche e fanno ciò che è necessario è appena accennata, invece che sviluppata fino in fondo.