Correva l'anno 2000 quando Martin Lawrence indossò per la prima volta i panni della grossa donna di colore che ne avrebbe consolidato la fama come attore privo di sottigliezze che mira alla risata grossa e grassa. Siamo ora al capitolo tre (dopo essere passati indenni attraverso FBI operazione tata) ma non è cambiato praticamente nulla. Qualsiasi psicoanalista potrebbe spiegarvi perché, sin dalla notte dei tempi, una donna vestita da uomo non fa ridere mentre un uomo vestito da donna provoca ilarità. Se poi, come in questo caso, la sceneggiatura decide di raddoppiare il divertimento aggiungendo all'ingombrante protagonista anche un figliastro adolescente costretto in abiti femminili la situazione non dovrebbe che migliorare. Di fatto si resta invece fermi al palo di una comicità risaputa che fa leva su pulsioni ancestrali senza sforzarsi di andare più in là della gag (magari riuscito come nel caso in cui Malcolm si ritrova a fare la modella della lezione d'arte). Per intendersi: i tempi di A qualcuno piace caldo sono molto ma molto lontani. Purtroppo.