C'era un tempo (gli anni '80-'90) in cui al nome di Tsui Hark era stata giustapposta l'etichetta - semplicistica ma indicativa - di "Steven Spielberg di Hong Kong". Dopo un decennio trascorso seguendo progetti eterogenei ma spesso deludenti, è come se il regista si fosse ricordato di quella che è la sua specificità, nonché il suo maggior talento. Avvalendosi di capitali della Cina continentale e sfruttandone in pieno i mezzi, Hark confeziona infatti un romanzo d'avventura che potrebbe tranquillamente essere tratto da un fumetto dell'era d'oro della nona arte per come sa unire ingredienti semplici ma paradossalmente divenuti irraggiungibili per i più: divertimento, azione, qualche risata, suspense e ancora divertimento. Proprio come ai bei tempi in cui Indiana Jones faceva andare la frusta.
Siamo nell’anno 690 d.C., al tempo della dinastia Tang, nella città capitale di Luoyang. Vi si sta costruendo un monumentale stupa buddista. Quando sarà completato, la prima donna Imperatrice della Cina, Wu Zetian, salirà formalmente al trono del Paese più grande e potente del mondo. Ma una serie di misteriose sciagure minaccia l’ascesa di Wu al potere…