Se Come fa a far tutto offre più o meno quello che ci si aspetta, va sottolineato il buon adattamento (della sceneggiatrice del Diavolo veste Prada) e una regia discreta: non c'è nulla di compiaciuto, di esagerato o macchiettistico, nemmeno laddove potrebbe annidarsi facilmente, come nel ritratto delle mamme dei compagni di scuola, in fissa con le farine biologiche, o dei colleghi di lavoro, che rigirano come niente fosse il coltello nella piaga. Dietro la confezione prevedibilmente rosa e bon ton, c'è dunque un apprezzabile tasso di realismo. Si sfiora, se mai, nell'esagerazione al contrario: per cui i capelli spettinati sono il massimo della trascuratezza della protagonista, il marito minaccia di voler discutere ma non perde mai veramente la pazienza e persino il diavolo tentatore si affretta a farsi spuntare due ali da angioletto. La realtà è ben più sadica, non c'è bisogno di ricordarlo; ma c'è del buono nella maniera in cui viene maneggiato l'argomento bollente della madre che lavora. Peccato solo ci si sprechi a citare La signora del Venerdì: questo è un film che parla d'amore per parlare di lavoro, quello è un capolavoro che parla di lavoro per parlare d'amore.
Kate Reddy è una moglie, una madre, una donna in carriera ed evidentemente è dotata di abilità paranormali per come riesce a tenere tutto in equilibrio. La sua vita è frenetica, ma ha un marito fantastico, Richard, un architetto che di recente si è messo in proprio, due figli adorabili, Emily, che sta per compiere sei anni, e Ben, un bambino che la adora…