Con un'insistenza sui paesaggi che è rara nei documentari biografici ma che in questo caso è più che mai calzante, i due registi scelgono una prospettiva molto particolare che trova riscontro negli interventi in voce fuoricampo dello stesso cantante (frutto di interviste fatte per l'occasione), in cui i ricordi delle persone e degli eventi si mescolano ai luoghi.
In questo senso ha grande merito il lavoro di prim'ordine fatto sulle immagini. Ad una fotografia non solo ricercata ma anche azzeccata, nei toni e nelle scelte inusuali, è affiancato un montaggio che sa valorizzarla alternando materiale di repertorio a inserti girati per l'occasione (alle volte anche solo paesaggi di un valore determinante!) e su tutto regna una scelta registica imprevista, ma tremendamente vincente, come quella di non mostrare mai Vasco Rossi se non nel materiale di repertorio.
Come per il Mussolini di Vincere!, l'iconografia del personaggio parla per lui, rendendo superfluo il raddoppio semantico di un vero Vasco ancora e di nuovo in video, a confermare idee e preconcetti che invece questo documentario tende a smitizzare con la forza di foto e video inediti e spiazzanti.