Lei si chiama Maria e ci sono due gruppi di ragazzi che ballano sulla strada ma Honey 2 è lontano da West Side Story quanto l'ultima di migliaia di fotocopie sbiadite, quella a cui non è rimasta nemmeno una goccia d'inchiostro. In compenso, sembra uscito, lucidato e plastificato, dalla stessa matrice dei vari "Step Up", dei quali, però, non si sentiva affatto il bisogno di una replica. Se si aggiunge che alla Jessica Alba del primo capitolo fa seguito un'attrice che non è capace di uscire dall'inquadratura camminando in modo decente, si è assolutamente legittimati ad archiviare velocemente il caso. Deludono la trama rimasticata, la favola fuori tempo massimo del biondino ricco e della ragazzina nera povera, la generale mancanza di interesse nelle coreografie, di pathos (non funziona nemmeno l'idea dei soldi che servono per operare la nonna malata: è una scusa che ha passato la data di scadenza) e soprattutto di gusto (con tutte le cose belle che lo street style regala ai blogger con una macchina fotografica, qui pare di essere ai grandi magazzini!). Ma ciò che delude di più è l'assenza del minimo indispensabile di spettacolo cinematografico: i protagonisti saltano e ridono e piangono per l'ambizione di andare a chiudersi dentro uno studio televisivo, i cui tempi -strazianti- dettano ovviamente quelli del film che lo contiene.