Mutare terreno, data l'arsura della palude precedente, non sembrava affatto una cattiva idea, quella che non si spiega è la mutazione totale, diremmo genetica, del personaggio. Cosa ne sia stato della pallina di pelo capace di confondere gli avversari sgranando gli occhioni e facendo le fusa per poi tirare fuori gli artigli al momento opportuno, è un mistero senza soluzione. Ritroviamo il gatto trasformato in parte in Zorro, con tanto di cavallo e spada graffitara (e va bene che dietro c'è Banderas ma sembra una presa in giro), e in parte in D'Artagnan, con Milady al seguito. Ciò che non cambia, rispetto alla tradizione di famiglia, è il paesaggio narrativo, ispirato ancora una volta alla fiaba - qui è "Jack e il fagiolo magico" - ma, se possibile, più pretestuoso che altrove.
Per una curiosa legge del contrappasso, così come il gatto con gli stivali aveva a suo tempo rubato la scena ai protagonisti del film che l'ospitava, qui non c'è dubbio che i numeri del gatto siano di gran lunga meno interessanti di qualsiasi cosa faccia il personaggio di Humpty, l'uovo antropomorfo. Handicappato drammaticamente dalla sua forma fisica che lo rende totalmente dipendente dall'aiuto altrui, Humpty è invidioso, morbosamente legato al proprio compagno di giochi d'infanzia, incline a commettere atti fraudolenti e pronto a tradire, ma anche ingegnoso, spassoso e autoironico (la tutina dorata è un colpo di genio): l'unico personaggio che buchi lo schermo e per il quale valga la pena vedere il film.