Qualche birra, un paio di pettegolezzi, la nostalgia per i tempi andati e una serata come le altre diventa l'occasione per rivivere una sintonia perduta. Quattro amici, Jake, Sarah, Martin e Dave, si ritrovano per festeggiare la laurea di uno di loro e decidono così, nella disinibita atmosfera creata da alcool e stanchezza, di inoltrarsi nel bosco fuori città per trascorrere una notte in tenda, proprio come avevano fatto anni prima, quando ancora erano solo studenti con qualche aspirazione nel cassetto. Il mattino dopo tre di loro preparano il fagotto e si dirigono in macchina verso la selva, dove impianteranno la tenda e improvviseranno un campeggio senza pretese. Lì vicino scopriranno la presenza di un morto che trasformerà in incubo la loro permanenza. Nel frattempo il detective Mike cerca di risolvere uno dei casi più difficili della città e un losco criminale si aggira feroce nel buio della notte.
La sceneggiatura frammentata e poco credibile di The Hounds ostacola l'immedesimazione dello spettatore. I dialoghi iniziali e le svolte della narrazione successiva lasciano interdetti ma la forza non è nella capacità di coinvolgere chi sta a guardare attraverso l'uso delle parole. Sono le immagini a rendere le visionarie avventure dei quattro protagonisti un affascinante viaggio nell'inconscio. Sfruttando l'idea, un po' scontata di Weeekend con il morto, l'intreccio prosegue la sua corsa personale, aprendosi a implicazioni straordinarie che, come il finale dimostrerà, saranno giustificate solo in parte.