1941, i nazisti rastrellano l'Europa Orientale a caccia di ebrei da sterminare. I fratelli Bielski, agricoltori bielorussi, sopravvivono al massacro dei genitori e trovano riparo nei boschi dell'entroterra, dove giocavano da bambini. Qui incontrano altri fuggiaschi, ai quali Tuvia, il fratello maggiore, offre spontaneamente protezione. La notizia della loro resistenza e del furore con cui cercano vendetta, richiama nella foresta molti altri ebrei, che hanno bisogno di essere curati e sfamati. Zus, impulsivo e competitivo, non ci sta e si arruola tra i partigiani armati, mentre Tuvia e il giovane Asael lottano contro il freddo e la fame per costruire il villaggio che li ospiterà fino alla fine della guerra. Grazie all'impresa degli sconosciuti fratelli Bielski, più di 1200 ebrei scamparono allo sterminio. Defiance - I giorni del coraggio recupera la loro strordinaria vicenda dal passaparola dei sopravvissuti che ispirò il libro omonimo di Nechama Tec.
Come già nell'Ultimo Samurai, però, la forza che muove il protagonista è dilagante, nasce da un eccesso di violenza che macchia l'anima, supera la razionalità, la scarta, e assurge a mito, pur nascendo e restando una forza innanzitutto fisica, che lo spettacolo cinematografico dispiega e omaggia. In Defiance questo discorso si fa in due e s'incarna nei corpi di Daniel Craig (Tuvia) e Liev Schreiber (Zus), senza dispersione ma anzi giocando al raddoppio. La storia di come queste due forze della natura tengono faticosamente a bada la tentazione e trasformano una vendetta in un preciso progetto di salvezza è il cuore emotivo del film e regala gli squarci più interessanti, come quando Tuvia si lascia convincere dall'intellettuale del gruppo che non basta organizzare la divisione del lavoro ma occorre nutrire il senso di comunità e sale timidamente sul cavallo del condottiero, in un moto di coraggio.