C'era una volta (correva l'anno 1986) un film di Damiano Damiani basato su un'idea di Ennio Flaiano e Suso Cecchi D'Amico, i quali immaginavano che a trent'anni dalla morte di un certo profeta di nome Gesù, Roma inviasse un suo funzionario, Tauro, a indagare sui fatti accaduti a Gerusalemme con l'incarico di trovare il corpo del morto i cui seguaci ritenevano fosse addirittura risorto.
Nei ruoli di Tauro e di Pilato c'erano due signori attori come Keith Carradine e Harvey Keitel. Ora Raiuno, con una coproduzione internazionale che fa sì che il film per la tv in due puntate venga proposto nelle sale di tutto il mondo dalla Twentieth Century Fox. L'intento è quello di proporre a un più vasto pubblico il percorso di una detection che ha al centro il mistero che da più di 2000 anni interroga tutti, cristiani e non cristiani.
Giulio Base, che si è ritagliato il ruolo di Lazzaro, non dimentico del suo passato di attore ha affrontato un set ad alta caratura internazionale con il professionismo che gli è solito e con la necessità di far fronte a quella che definisce una 'Babele' di lingue. Così come Daniele Liotti che ha dovuto affrontare il suo primo ruolo in lingua inglese, e ha dovuto mettere in discussione, insieme al suo personaggio, convinzioni che credeva radicate.
Compiendo il percorso inverso: Tauro va dall'incredulità verso una possibile fede. L'attore invece, ha dovuto fare l'avvocato del diavolo proprio con le certezze che pensava di aver acquisito. Un film per la tv che potrà avere un grande seguito ma che non per questo rinuncia a priori a far pensare.