Raul è un ragazzino vivace e appassionato che vive con la madre, Monica, e i suoi tanti amanti occasionali. Adora il liscio che il nonno suona e la madre canta nelle balere di provincia. Alle prese coi primi turbamenti adolescenziali, Raul sogna di trovare l'uomo giusto per la madre e lo individua presto nel suo insegnante di musica. Farà il diavolo a quattro per farli incontrare ma le cose non andranno come previsto. Il professor Medri ama la bella professoressa Franchini e Monica un musicista jazz che la farà debuttare nel genere. Raul imparerà presto che capricci e ripicche non condizionano sentimenti e inclinazioni.
Il liscio del titolo è la musica dai tempi ben marcati che scandisce e definisce la vita dei protagonisti del secondo film di Claudio Antonini. È la musica del nonno e della tradizione (familiare), è la dimensione affettiva in cui Raul si rifugia e da cui Monica vorrebbe affrancarsi. Raul e il nonno sono due strumenti accordati nell'amore, che producono la stessa musica come nella bella sequenza di apertura. Monica invece è insofferente perché obbligata, proprio dallo stesso amore, a produrla e a cantarla ogni sera. Monica vuole fare la sua musica e il suo strumento è il pianoforte. Le caratteristiche sonorità del liscio sono invece determinate dalla fisarmonica, che è lo strumento del nonno, e dal clarinetto, che è quello del piccolo Raul. La musica popolare e "abbracciabile" del bambino si scontra con quella elitaria e individuale di Monica, a cui il figlio vorrebbe tracciare le note, la vita e soprattutto gli amori. Un marito giusto per la madre sarebbe probabilmente un padre giusto per lui, che cerca il suo spazio per debuttare nel mondo.