Nicole sta cercando un appartamento per un futuro matrimonio con Dan, il quale è stato di recente radiato dall'esercito ed è senza lavoro. L'agente immobiliare è l'anziano Thierry il quale è segretamente innamorato della religiosissima collega Charlotte la quale gli presta cassette di programmi cattolici al cui termine compaiono lunghe riprese di lei che si spoglia. Charlotte di sera fa la badante al vecchio e satirico genitore di Lionel che fa il barista in un locale di cui Dan è un assiduo frequentatore e in cui dà un appuntamento al buio a Gaëlle, sorella di Thierry.
Ancora una volta il Maestro Resnais affronta con il tocco che gli è proprio un nuovo (per lui) modo di fare cinema. Si tratta di teatro di un grande autore come Alan Ayckbourn che gli dà un copione da grande teatro londinese su cui Resnais interviene da par suo. "Le relazioni tra i protagonisti mi fanno pensare alla tela di un ragno drappeggiata tra due cespugli di ginestra spinosa e ricoperta dalla rugiada della notte. Thierry, Charlotte, Gaëlle, Dan, Nicole, Lionel e Arthur sono come insetti, che lottano per sfuggire alla trappola. Ogni volta che uno di loro si muove, lo spostamento si fa sentire anche altrove sulla tela, su qualcuno che tuttavia può non avere nessun legame con chi si è mosso per primo" afferma il regista. Resnais riesce nel miracolo di intervenire su un testo altrui conservandone intatto il fil rouge narrativo ma innervandolo al contempo di tutte le tematiche che da sempre percorrono il suo cinema. A partire dal baluginio di una possibile neve che faceva da interpunzione con forte significanza in L'amour à mort che qui diventa la neve 'vera' che cade inarrestabile sulla Parigi che fa da sfondo - a partire da quella Tour Eiffel immersa nelle nubi - alla vicenda. Mentre ci consente di entrare, a poco a poco, nelle vite di uomini e donne alla ricerca di qualcuno che colmi un vuoto enorme dissimulato dalle convenzioni sociali, Resnais riesce ad affrontare temi ancora più alti come quello del rapporto dell'uomo con la fede e, soprattutto, con un aldilà la cui parte 'infernale' molto probabilmente (e sartrianamente) sta in un aldiquà che ci costruiamo quotidianamente con le nostre mani. La levità del narrare (anche concedendo ampio spazio a un sorriso quasi sempre venato di malessere) gli consente un progressivo approfondimento dei temi al punto di lasciarci con una 'fine' che sembra davvero 'chiudere' le vite dei protagonisti in un mondo in cui nevica su cuori che vorrebbero uscire da quell'inverno in cui Sautet aveva chiuso un altro personaggio indimenticabile del cinema francese. Non è un caso che il titolo che Resnais dà al film sia proprio Coeurs.