John Pearce è addetto alla supervisione degli addetti a un servizio di call center per aiuto ai possessori di computer in difficoltà. Deve controllarne il livello di disponibilità all'ascolto ma, al contempo, cercare di contenere i loro interventi solo sul piano tecnico senza che si lascino attrarre dal 'privato' degli utenti. John però ha un grosso problema personale: gli è morto un figlio ancora bambino e sua moglie vuole a tutti i costi una nuova gravidanza. La mancata elaborazione del lutto sembra essersi tradotta in un estremo acuirsi della sensibilità nei confronti di suoni e rumori che rischia di condurlo alla pazzia.
Questo episodio di Masters of Horror rimanda con la memoria alla serie a colori di Ai confini della realtà. C'è la stessa dimensione liminare tra il quotidiano e una realtà 'altra' che permeava quegli episodi. Brad Anderson, che si è fatto apprezzare come regista del thriller parapolitico Transiberian è abilissimo nel costruire un work in progress nella psiche destinata al deterioramento del protagonista. John è un uomo precipitato in una solitudine 'affollata'. Perché quanto più avverte il distacco dal figlio morto e dalla moglie quanto più aumenta l'amplificazione di un universo di suoni e rumori che gli altri non percepiscono e collocano sullo sfondo. Il suo ruolo professionale di 'ascoltatore' finisce con il confondersi con l'oppressione di una dimensione sonora che invade la sua vita sino a divorarla. È un horror della psiche quello che ci viene proposto in questo episodio. Grazie forse anche a uno spiccato senso della sintesi Anderson riesce a offrircene una valida rappresentazione che va al di là dell'ambito del genere.