C'è un quartiere a Parigi dove l'arte si fa, si acquista, si esibisce e si respira. È Avenue Montaigne, la zona elegante delle sale da concerto, dei teatri, delle case d'aste e degli alberghi carichi di stelle. Fuori dalle loro hall e dentro al "Bar des Theatres" si incrocia un consorzio umano privilegiato: un concertista stanco di misurarsi con un pubblico borghese, un'attrice di teatro prestata alle soap opera che sogna il cinema e un collezionista che liquida la propria collezione d'arte per non morire "guardiano di un museo". Dall'altra parte del "bancone", del palcoscenico, li osserva un'umanità senza vocazione ma non per questo meno ispirata: la custode del teatro che ascolta Gilbert Becaud e raccoglie in "concierge" fiori e intimità, un giovane professore figlio malinconico e impacciato del collezionista e Jessica, cameriera per caso e spettatrice per desiderio dei tanti artisti che si trova a servire, a incoraggiare e a far confluire in quell'unica data, quella della "prima" e di una nuova vita.
La commedia sentimentale di Danièle Thompson mette al centro dello schermo l'uomo e il suo bisogno di bellezza. Col tono garbato con cui ha sceneggiato "il tempo delle mele" di Sophie Marceau, la regista confronta la precarietà dei suoi personaggi con la stabilità dell'arte e della forma. La farsa di Feydeau, esponente del teatro brillante di tardo Ottocento, il "Bacio" di Brancusi e il Concerto n.5 di Beethoven, che debutteranno a Parigi la sera del 17, rivelano la loro durata estetica contro la volubilità dell'esistenza e il consumo effimero della società dello spettacolo. Quella in frac e benpensante avversata dal pianista Jean-François Lefort, che rivendica per sé e la sua musica spontaneità e libertà. La sua arte vuole affrancarsi dai calendari delle agenzie internazionali di musica classica e smettere l'abito della professione per tornare a rappresentare lo smarrimento umano, per tornare ad esibirsi davanti a un pubblico più umano. La spettatrice ideale di Lefort è Claudie, factotum del teatro, che coglie tutto il dolore della vita e la tensione intesa a superarlo, dentro una canzone di Becaud o dentro la musica di Beethoven. Registri opposti che coesistono magnificamente anche nel valzer di Nicola Piovani.