Milano, dove hanno soffiato via anche la nebbia, si muovono e si incrociano personaggi anonimi e di rilievo, le cui vite sono ugualmente regolate dal denaro. Quella di Ugo, banchiere corrotto, sposato a una donna malinconica e depressa e controllato da Rita, capitano della Guardia di Finanza, innamorata e non corrisposta nel privato. Per strada invece si prostituisce Bianca, di cui si invaghisce Otello, un pregiudicato agli arresti domiciliari che ascolta il Rigoletto e, come il gobbo mantovano, tenta invano di riscattare la fanciulla amata. Poi c'è Elodie, modella e amante di Ugo, sedotta e abbandonata come la "traviata" verdiana, che trova il suo "Alfredo" in Gerry, commesso in un grande magazzino e marito fedifrago. Come Gerry, ambizioso e stanco di versare nell'indigenza, anche al professore pensionato di Teco Celio il denaro non sembra bastare mai, buttato e consumato dentro le costose vetrine del centro. Tutto intorno Milano assiste alle loro vite spese male.
Il film di Francesca Comencini si apre su Milano dentro un campo lunghissimo, è la città dove si svolgeranno i destini dei protagonisti, le relazioni interpersonali intrattenute per denaro, impedite dal denaro e terminate per denaro. La Milano dei traffici e delle intercettazioni, la Milano post tangentopoli che si è bevuta tutto davanti ai bar, ai negozi, alle banche, agli scheletri delle fabbriche in disuso, cullata dallo sferragliare incessante dei tram. Milano, la città del padre Luigi Comencini, la città della Scala e del melodramma verdiano, che accompagna le sequenze sottolineando liricamente l'evoluzione emotiva dei personaggi. Da Milano, che nasconde i suoi affari sporchi ma anche la sua bellezza, l'Italia può forse ricominciare, perché è nel capoluogo lombardo che risiedono i centri finanziari, le banche, la Borsa. La livida fotografia di Bigazzi impressiona Milano e sostiene la poetica impegnata di Francesca che si conferma la più "grande" delle sorelle Comencini.