Nel maneggiare i bambini al cinema è infatti facile cadere nella trappola dello smielato, idealizzare il loro mondo contrapposto a quello reale o trovare un tono eccessivamente apologetico. Il bambino di vetro non sfugge a questi difetti, centra la sua storia su una famiglia e un bambino che segue con sguardo paternalistico senza avere la forza di dipingere anche le tinte più fosche del suo mondo.
Il male è tutto intorno e mai dentro, come tale è stigmatizzato, facile da identificare e nettamente contrapposto al bene. Tutto è manicheo, poco sembra riuscire a parlare della complessità della realtà e molto ricalca la favola, anche se si sta parlando di mafia.