Il regista Lee Tamahori non va per il sottile e gira il suo pamphlet come un gangster movie, o forse viceversa. Il secondo caso, quello cioè che alla base ci sia il desiderio di un confezionare un film di genere e l'ambientazione non sia che accessoria, quanto il primo, non sollevano The Devil's double dalla legittima accusa di gestire grossolanamente la rappresentazione storico-sociale alla base del soggetto, perché la verità è senza dubbio atroce ma la strumentalizzazione facile e in agguato (in fondo, per trovare un super cattivo non era strettamente necessario andare fino in Iraq).